Su "Io donna", 9-15 luglio 2011.
COVER STORY Tania Cagnotto: "Mi seduce solo l’eleganza del tuffo"
Non farebbe mai televisione e non andrebbe a "Ballando con le stelle". Il suo uomo ideale? Assomiglia molto al papà. Alla vigilia dei Mondiali di Shanghai, Tania Cagnotto ci spiega come si può essere campioni anche di semplicità. E ci rivela quanta poesia c’è nel fare capriole in aria. Dribblando domande troppo personali con stile
IL PRIMO TUFFO? «A SEI ANNI». È cominciato così, semplicemente, «perché mi portavano in piscina, guardavo gli altri allenarsi e m’è venuta voglia di farlo». Poi le è piaciuto. «È bello stare in aria, è una sensazione strana...». È che ci è nata in una piscina, con i tuffi, quei silenzi e quel rimbombar delle voci e i rumori dell’acqua che si spezza. Suo padre è Giorgio Cagnotto, torinese, una carriera fra Olimpiadi e Mondiali, lui e Klaus Dibiasi, quelli che hanno fatto grande l’Italia dei tuffi. Giorgio era quello che sorrideva sempre: ci sono foto in cui proprio ride. Klaus aveva i capelli con quel taglio anni sessanta, fronte spaziosa, petto in fuori, ritratti di un’epoca.
Lei è Tania Cagnotto, e oggi è la regina dei tuffi. Anche la mamma faceva lo stesso sport, Carmen Casteiner, da Bolzano come lei: quando si dice figlia d’arte. Però, Tania lo è a modo suo. Sguardo severo. Sorriso timido. Si sta preparando per i Mondiali, dal 16 luglio a Shanghai, altra rincorsa, altre speranze. Solo che, un mese fa, l’ha travolta una macchina appena fuori dalla piscina: uno scafoide rotto, una microfrattura sopra il ginocchio, polso fuori uso. Ha il tutore. Dice che l’avrà anche a Shanghai, che farà le gare così. Quindi poche speranze? «Perché? Ma no, vediamo. Adesso sto un po’ meglio. Certo, mi mancano degli allenamenti. Però non è detto, vediamo».
Ma che cos’hanno i tuffi di così bello?
Come che cos’hanno! Non è uno sport monotono. È difficile, è particolare. E poi stai anche in aria, è bellissimo.
Pericoloso?
Anche.
La cosa che piace di più?
Quando entri in acqua...
E perché?
Perché è finito il tuffo. Quello è il momento più elegante. A me piace l’eleganza.
Ma lo sport secondo lei è eleganza?
Non sempre. Qualche volta sì.
Allora facciamo un gioco. Chi sono gli sportivi che le piacciono...
Antonio Rossi, il canoista...
E fra le donne?
Valentina Vezzali, la schermitrice. E la Trillini, altra schermitrice. Ma anche Denise Karbon, la sciatrice.
Perché proprio loro?
Perché hanno vinto tanto. E poi perché sono umili e tranquilli.
È questa l’eleganza?
Be’ sì, anche.
Cioè, apprezza la semplicità?
È che non c’è niente da vantarsi in quello che uno fa. E se poi uno raggiunge grandi risultati, ti vengono riconosciuti dagli altri, e non serve a niente che sia tu a dirlo. Può darsi che la semplicità sia pure elegante, o viceversa.
Della Pellegrini che cosa dice?
Non dico niente, perché non posso parlare delle persone che non conosco. Il nostro rapporto è esclusivamente sportivo, ci salutiamo e basta.
Ma ci sono degli sportivi che non le piacciono?
No.
Tiger Woods?
No. Perché dovrebbe non piacermi?
E degli atleti che fanno spettacolo che cosa dice?
Che io non lo farei.
E perché?
Non so, io la vedo come una cosa da fare quando uno ha finito la carriera. Personalmente, farei un po’ di fatica, solo questo voglio dire. Se andassi a Ballando con le stelle non potrei allenarmi come vorrei. Tutto qui. Ma ci sono altri che ci vanno.
Secondo lei perché?
Forse per i soldi. Per diventare più famosi.
Non le interessano soldi e fama?
Soldi fino a un certopunto. Fama no.
E perché?
Perché vivo bene con le mie cose. Sia chiaro, io non voglio giudicare gli altri. Parlo per me.
Un’altra cosa che oggi hanno gli sportivi sono gli amanti famosi...
Ah sì?
Be’, i calciatori con le veline, atleti e donne dello spettacolo insieme. E viceversa. Non è così?
Il mio primo fidanzato è stato un tuffatore come me, Francesco Dell’Uomo. E quello che ho adesso è un commercialista, Stefano Parolin. Il rapporto va benissimo, e noi due andiamo d’amore e d’accordo.
Come dev’essere il suo uomo ideale?
Sicuro di sé. Con delle ambizioni. Simpatico in compagnia. E poi sportivo, nel senso che gli deve piacere fare dello sport. Con me, del resto, come potrebbe non piacergli?
Per niente famoso?
L’ho già detto, non mi interessa.
Suo padre com’è?
Eh, direi che forse rientra nel mio tipo ideale.
Quanto deve a lui?
Tanto. Mi ha portato lui fino a qua. Lui e mia mamma.
Quali sono gli insegnamenti che le ripete più spesso, quelli che le sono rimasti dentro?
Che è uno sport, che è solo un gioco, che debbo viverlo tranquillamente. La gara è la cosa che mi piace di più del mio lavoro. Credo di essere molto competitiva.
E i pregi che le riconoscono gli altri?
Che sono umile. E sincera.
I difetti?
Spesso indecisa. E impaziente.
Suo padre le avrebbe dato gli stessi consigli se avesse scelto la carriera televisiva?
Io non farei mai la televisione. Non la vedo come professione.
Ah, ecco. Le va di parlare di politica?
Mica tanto.
Il caso Ruby?
Come faccio? Non posso giudicare, non me la sento, perché se non si sa al cento per cento quello che è successo, è meglio stare zitti...
Be’, alla fine, lei è di destra o di sinistra? Almeno questo ce lo dica?
Aaah... In mezzo!